Martina e Mario - Agosto 1996

 

 

BAMBINI IN BARCA

Riflessioni su una navigazione dalla Toscana alla Sardegna, con una barca da regata Fun monotipo, 7 metri di lunghezza, due adulti e due bambini.

 7Agosto 1995 - ore 17

Stiamo navigando a motore da Lacona a Fetovaia.

I bambini dormono.

Finalmente ho avuto il tempo di riaprire il mio vecchio Giornale di Bordo: sono passati alcuni anni dall’ultima volta che ho annotato i fatti delle nostre navigazioni, solitarie o in compagnia.

Questo percorso che stiamo per compiere e le circostanze che lo riguardano, (una piccola barca senza comodità, noi soli e i bambini ecc.) mi ricordano soprattutto una particolare navigazione, quando io e Marco abbiamo compiuto il giro della Sardegna con l’Alpa S, ed abbiamo iniziato il viaggio proprio da qui. Era il ‘79, e da allora molte cose sono cambiate, non solo la barca.

Alle volte non è detto che l’esperienza sia sempre una buona maestra: in mare è meglio comportarsi come se non si sapesse nulla, preparandosi con cura ad ogni eventualità, senza mai prendere sottogamba tutto quello che potrebbe capitare.

Questa mia riflessione non è dovuta a veri e propri problemi di navigazione, che fino ad ora è andata benino, ma alle solite disavventure portuali che abbiamo avuto per varare la barca.

Avevamo deciso di farlo a Piombino, perchè pensavamo che questo porto avrebbe offerto un buon ridosso ed un facile rientro al ritorno, in caso di cattivo tempo.

Un banale sciopero dei traghetti per l’isola d’Elba ha però rappresentato il primo scoglio: ore ed ore di coda per cercare di entrare in città a tutti i costi, una giornata completamente persa e una scaldata ai nervi.

Ritrovata la giusta rotta, dirigiamo verso Follonica dove troviamo al Puntone un posto perfetto: un varo economico ed un buon rimessaggio per camper e carrello.

Da lì siamo partiti ieri alle 16, un po’ stanchi per i lavori di sistemazione della barca e lo stivaggio dei materiali, e siamo arrivati alle 9 di sera a Porto Azzurro, dopo una bella navigazione di buon braccio, quasi tutta a vela.

Abbiamo ormeggiato in rada ed abbiamo subito messo alla prova la vera abitabilità del Fun: abbiamo cenato in pozzetto a lume di Camping Gas, e poi siamo strisciati sulle ginocchia e sui gomiti ai nostri rispettivi giacigli (l’altezza in cabina è circa 98 cm!).

Questa mattina l’onda lunga di scirocco ci ha buttato giù dalle cucce e ci ha costretti a partire presto. Dato che sono la solita mozzarella ho avuto il maldimare, e non vedevo l’ora di arrivare.

--------------------------------

Le mie annotazioni sul Giornale di Bordo finiscono qui: poi non ho avuto più la costanza di scrivere altro che qualche breve e poco decifrabile appunto. La causa di tale negligenza è da attribuire ai bambini, che richiedevano ogni attenzione che non fosse inderogabilmente da dedicare alla barca, o alla navigazione.

I nostri bambini, Martina di otto anni e Mario di due e mezzo, hanno complessivamente sopportato bene i disagi di questo trasferimento su una barca che non è propriamente da crociera: gli spazi ristretti sono stati compensati dalle attività balneari, che non mancavamo mai di procurar loro, atterrando appena possibile in belle spiagge; l’alimentazione un po’ approssimativa, dopo i primi due giorni di "digiuno" è stata utilissima per far loro riapprezzare il piacere del cibo come nutrimento quando si ha fame, che per i nostri figli cittadini un po’ schizzinosi e inappetenti da noia, non ha ormai più valore. Così mi riempivo gli occhi a vederli divorare una bella pastasciutta alla fine di una giornata vissuta intensamente.

Altro problemino affrontato e risolto con successo, quello dei servizi igienici: sul Fun non ci sono e ne abbiamo fatto a meno, reimparando il modo più antico e naturale di vivere le funzioni del nostro corpo.

D’altro canto, non è stato per caso che li abbiamo portati con noi, ma perchè speravamo che capissero, attraverso una esperienza diretta che noi avevamo già provato, un significato più essenziale della vita.

Non so se ha funzionato, ma ho impressa nella mente come una fotografia l’espressione felice ma un po’ preoccupata di Martina quando, durante la traversata dall’Elba alla Corsica, un branco di delfini si è fermato a giocare con la barca: saltavano a mezzo metro da lei, se avesse allungato la mano li avrebbe toccati; e la sua ingenua domanda rivelava la sua cultura cittadino-televisiva: "mamma, sei sicura che non siano squali?" per forza, all’inizio si vedeva solo una pinna nera sporgere dall’acqua, mica come a Gardaland dove il delfino salta fuori con un palloncino sul naso!

Non voglio dire che dopo questi cinque giorni siano dei bambini diversi da prima, nemmeno che sono contraria alla tivù o a tutte le cose alle quali sono abituati i bambini di oggi.

Soltanto che ora forse ne hanno imparata una in più, ed anche noi genitori abbiamo potuto goderceli nella profonda intimità che si prova navigando a vela su una piccola barca, dove tutto quello che succede coinvolge tutti.

E per rispondere alla domanda che molti ci hanno fatto: no, non hanno mai rischiato di cadere in mare, perchè i bambini già di natura ci sanno fare, perchè i nostri in particolare vanno in barca da quando sono nati, ed in questo caso erano molto allenati da tutti i fine settimana primaverili sul lago; soltanto se le condizioni erano un po’ troppo impegnative, come una bolina stretta con vento forte, tenevo Mario in braccio.

Per tornare alla storia della navigazione, il giorno dopo siamo partiti all’alba per la traversata verso la Corsica, e precisamente Campoloro, distante circa 35 Mg. Per le prime cinque ore si va benissimo, lasco stretto con lo spi, la velocità è ottima; poi molla il vento, diamo un po’ di motore (fuori bordo da due cavalli, non si può pretendere più di tanto), così entriamo in porto verso le quattro, dopo circa undici ore totali.

Il giorno successivo, il quarto dalla partenza, siamo andati da Campoloro a Solenzara con la brezza di mare, costeggiando da vicino e fermandoci a fare il bagno.

Ma la vera vita comincia man mano che ci avviciniamo alle bocche, dove il vento è più forte e i ridossi più efficaci: la navigazione del quinto giorno, quasi tutta con lo spi a gran velocità ci fa raggiungere rapidamente Rondinara, dove possiamo ormeggiarci in mezzo metro d’acqua calma come uno specchio, con gran divertimento dei bambini che possono salire e scendere da soli dalla barca, andare a terra ed essere completamente indipendenti.

E cosi anche l’ultimo giorno, verso Cannigione e l’Isuledda, appuntamento con i nostri amici: una galoppata bestiale, 32 miglia in quattro ore, la fine di un’avventura e l’inizio di un’altra: dopo dieci giorni di vacanza in compagnia a spasso per l’Arcipelago, Marco tornerà in Toscana in solitario, senza autopilota o altri ausilii moderni come apparecchi per la navigazione GPS, Loran o altro, solo la bussola e le carte, e in tre giorni e mezzo riporterà la barca e coronerà un piccolo sogno. Ma questa è un’altra storia.

 

La Barca:

Lunghezza fuori tutto: m7,50

Lunghezza scafo m 7,10

Lunghezza al galleggiamento m 5,45

Baglio massimo m 2,40

Pescaggio m 0,70/1,60

Dislocamento kg 750 (a vuoto)

Deriva kg 340

Il Fun è un monotipo da regata piuttosto diffuso in Italia. Il progetto, di Joubert/Nivelt, non è recentissimo (1980), ma le sue caratteristiche la rendono una barca ancora molto veloce e competitiva, leggera e maneggevole.

Con molto vento o con equipaggio ridotto, si può virare senza dover toccare le scotte: con due mani di terzaroli le sartie volanti non devono essere manovrate ed il fiocco è autovirante.

Ha la deriva mobile ed il timone può essere facilmente rimosso, col vantaggio di poter arrivare veramente in spiaggia, ed all’occorrenza può essere varata anche da uno scivolo.

 

 

L’equipaggio:

Marco Volpe e Bianca Carchidio Volpe sono due milanesi di circa 40 anni, entrambi vanno in barca a vela da 20 e sono istruttori della scuola Horca Myseria

Martina ha 8 anni e va in barca a vela da quando è nata; da circa un anno dà una mano nella conduzione della barca, timona se non c’è troppo vento e svolge le mansioni adeguate alla sua età.

Mario ha quasi tre anni, va in barca a vela da prima di nascere e vuol fare anche lui tutto quello che fanno gli altri.

 

 

L’itinerario:

Follonica - Porto Azzurro - (Lacona) - Fetovaia - Campoloro - Solenzara - (Palombaggia) - Rondinara - Cannigione.

Ci si può chiedere: perchè fare una traversata ed una crociera con una barca che da crociera propriamente non è, e con due bambini piccoli, per giunta? Girovagare nelle meravigliose insenature dell’Arcipelago della Maddalena con la nostra barca, invece che una a noleggio, potrebbe essere uno dei buoni motivi. Volevamo andare a Cannigione, dove nel Villaggio di Isuledda c’è la base estiva dell’Horca Myseria, e sapevamo di poter trovare allegra compagnia e appoggio in caso di bisogno. Abbiamo deciso di andarci per mare, invece che con il traghetto, perchè volevamo condividere con i nostri figli una esperienza di vero e profondo contatto con la natura; perchè conoscevamo bene quel percorso, avendolo già fatto altre volte, anche con barche più piccole; e perchè abbiamo risparmiato un paio di milioni di traghetto.

 

Torna alla home page